Dal mese di aprile, fino alle porte dell’autunno, non sarà difficile imbattersi in persone di ogni età chine a raccogliere mazzi di erbe lungo il corso di fiumi o sui fianchi delle colline. La scena che abbiamo appena descritto nulla ha a che fare con la stregoneria, ma è un’usanza che accomuna generazioni di romagnoli e romagnole da tempo immemore: la raccolta degli strigoli, s-ciopit, carletti, grisol, sonaglini o, molto semplicemente, stridoli. I nomi, quando si arriva a chiamare quest’erba spontanea che cresce su tutto il territorio nazionale, si sprecano, e molti richiamano lo stridio che deriva dallo sfregamento delle larghe, carnose foglie una contro l’altra. La difficoltà nell’individuare e poi nel raccogliere una quantità sufficiente di stridoli da poter adoperare in cucina ha spinto molti a rivolgersi ai propri fruttivendoli di fiducia o a negozi specializzati in prodotti per l’orto. Vi starete chiedendo perché? È semplice: sono numerosi i buongustai che hanno deciso di ritagliare spazi sempre più grandi a questa bontà all’interno del proprio giardino. Vicino agli occhi, vicino al cuore (e alla dispensa).
Gli stridoli o Silene Vulgaris: una pianta dal sapore…mitologico
Prima di arrivare a capire perché e come quest’erba spontanea ha conquistato il cuore e il palato di generazioni di romagnoli e romagnole, può essere utile arrivare a conoscerla un po' meglio.
Gli stridoli sono piante perenni e glabre che crescono spontaneamente ad altitudini e latitudini molto diverse. Il piccolo fusto, nel periodo che va da marzo ad agosto, presenta dei fiori a calice rigonfio di difficile impollinazione per gli insetti più grandi, quali api e calabroni: è per questo che la pianta mantiene il proprio fiore aperto fino a ore tarde, per favorire l’ingresso dei piccoli impollinatori, attivi soprattutto la sera.
La raccolta delle foglie a scopi culinari si effettua nel periodo precedente alla fioritura: è infatti nei mesi primaverili che gli stridoli si presentano al loro meglio, teneri e succulenti, pronti a diventare i protagonisti di un ottimo piatto di tagliatelle. Il nome scientifico degli stridoli, o strigoli, è Silene Vulgaris, e la leggenda vuole che derivi da Sileno, il mitico dio greco della vinificazione e dell’ubriachezza, predecessore del celeberrimo Dioniso o Bacco che dir si voglia.
La mitologia greca vuole che Sileno fosse il tutore proprio di Dioniso, nonché il capostipite delle stirpi dei Satiri e delle Ninfe. Questo antico dio delle foreste, amante del vino, della musica e della natura, viene spesso raffigurato vicino a corsi d’acqua o in radure rigogliose, caratterizzato da un ventre tondo e rigonfio. Sarà stato forse il fatto di poterli trovare prevalentemente lungo il corso di fiumi e torrenti, o che la forma tondeggiante dei suoi caratteristici fiori, i “bubbolini”, ricordasse quella della pancia di Sileno, fatto sta che il nesso fra il dio del pantheon greco e il nome botanico degli stridoli appare così preciso e carico di poesia da rendere superflua qualsiasi altra spiegazione etimologica.
Crudi Good, cotti Better, al sugo Best!
Ma veniamo al piatto forte di questo articolo: come esaltare il gusto unico degli stridoli? Nonostante le possibilità di utilizzo di questa pianta spontanea siano pressoché infinite, non c’è modo migliore di apprezzare il suo intenso sapore se non all’interno di un ottimo sugo. Perciò bando agli indugi e spazio alla ricetta: tagliatelle al sugo di stridoli.
Per la pasta fresca:
6 uova
600 g di farina bianca
Sale Q.B.
Per il sugo:
300 g di stridoli ben lavati
600 g di salsa di pomodoro
30 g di pancetta (o guanciale)
1 spicchio d’aglio
1/2 cipolla
1/2 bicchiere di vino bianco secco
Olio Q.B.
Preparazione:
Versate la farina in una ciotola capiente. Create una conca e rompete al centro le uova che avrete portato a temperatura ambiente. Sbattetele con una forchetta e non appena avranno assorbito un po’ di farina, proseguite impastando a mano fino a formare un impasto consistente.
A questo punto lasciatelo riposare per almeno mezz’ora. Trascorso questo tempo, tirate la pasta su tagliere di legno fino a ottenere una sfoglia sottile, che dovrete poi arrotolare e tagliare in strisce della stessa larghezza. Nel frattempo preparate il sugo.
Tritate grossolanamente aglio, cipolla e pancetta (o guanciale) e fate appassire il tutto in una pentola con l’olio. Dopo qualche minuto aggiungete poco per volta il vino bianco fino a farlo sfumare. In questo modo la componente alcolica evaporerà, lasciando dietro di sé soltanto gli aromi più delicati. Ora potete aggiungere gli stridoli e la salsa di pomodoro, lasciando che si insaporisca. Continuate a mescolare il sugo a intervalli regolari, aggiustate di sale e cuocete per circa 15/20 minuti a fuoco basso.
Buttate ora le tagliatelle, scolatele e passatele nella pentola con il sugo. Servite e gustatele con un calice di Romagna Sangiovese Superiore DOC. Siamo certi che ne rimarrete conquistati. Buon appetito!