Forza e delicatezza: signore e signori, a voi un calice di Romagna Pagadebit DOC | Consorzio Vini di Romagna
giugno 2021 | Vino

Forza e delicatezza: signore e signori, a voi un calice di Romagna Pagadebit DOC

Il Romagna Pagadebit DOC è prodotto con uve di bombino bianco, un vitigno dalla straordinaria vigoria e resistenza, legato saldamente alla storia e alle genti di Romagna

Non importa quanto le condizioni atmosferiche e il destino potessero essersi accaniti contro i viticoltori di Puglia, Abbruzzo, Marche, Lazio e, ovviamente, Romagna, il bombino bianco sarebbe riuscito a caricarsi sulle spalle l’onere di ripagare i debiti contratti nella gestione dell’azienda agricola grazie alla sua straordinaria resistenza e produttività. Pagadebit, o Straccia Cambiale, è infatti il soprannome che questo vitigno si è guadagnato nel corso del tempo, e che il Romagna Pagadebit DOC ha ereditato, essendo prodotto per almeno l’85% da uve bombino bianco. Insomma, un richiamo a un mondo in gran parte fagocitato dalla modernità, un omaggio a una pratica estremamente umana e poetica, quella di dare un nome parallelo alle cose e agli eventi straordinari, e all’unicità di un vitigno che, dopo aver messo radici in Romagna, si è legato indissolubilmente alla sua terra e alla sua cucina.

Storia naturale della resistenza del bombino bianco

Se ci si sofferma soltanto sulla capacità unica del bombino bianco di resistere alle peggiori condizioni atmosferiche o agli attacchi di funghi e parassiti, si potrebbe pensare che, dopotutto, quegli splendidi grappoli dorati siano finti, realizzati in marmo o in plastica. Ma basta un sorso di Romagna Pagadebit DOC per capire che non è così, che sotto quella buccia spessa, quasi indifferente alla rigidità del clima, c’è un “cuore” dolce, che dà vita a vini dagli inequivocabili sentori floreali. Eppure, là dove non aveva potuto il clima, quasi c’era riuscito l’uomo a mettere fine al legame fra le dolci colline di Romagna e questo vitigno originario delle strette piane pugliesi. Nonostante la sua resistenza e la versatilità, negli anni ’60 il bombino bianco, considerato un vitigno “minore”, ha rischiato di sparire quasi del tutto dalle vigne di questa terra, per far spazio ai più celebri sangiovese e trebbiano. Ma se molti pensavano di poter fare a meno del vitigno straccia cambiali, alcuni viticoltori della zona di Bertinoro sentirono di avere un debito di riconoscenza nei suoi confronti.

Ma basta un sorso di Romagna Pagadebit DOC per capire che non è così, che sotto quella buccia spessa, quasi indifferente alla rigidità del clima, c’è un “cuore” dolce, che dà vita a vini dagli inequivocabili sentori floreali

Anni ’60: un nuovo inizio per il Pagadebit

A metà degli anni ’60, un ipotetico censimento del bombino bianco ci avrebbe presentato una situazione tragica: in tutta la Romagna si contava ormai un solo filare di questo vitigno, abbarbicato sulle pendici del colle su cui sorge Bertinoro, nei dintorni di Trentola. Se oggi possiamo brindare con un calice di Romagna Pagadebit DOC a uno dei tanti, meravigliosi tramonti che baciano questa terra, lo dobbiamo allo spirito di iniziativa e alle doti enologiche di alcuni viticoltori del territorio. Un’impresa assolutamente non scontata, coronata nel migliore dei modi con l’ottenimento della Denominazione di Origine Controllata nel 1989: si concludeva così, in poco più di vent’anni, il percorso di valorizzazione e conservazione di questo vitigno tanto importante nella storia dell'enologia romagnola. Ora il disciplinare prevede che il Romagna Pagadebit DOC possa venir prodotto soltanto in 29 comuni distribuiti fra le province di Forlì-Cesena, di Ravenna e Rimini in 8 diverse tipologie: Romagna Pagadebit DOC, Romagna Pagadebit DOC Amabile, Romagna Pagadebit DOC Frizzante, Romagna Pagadebit DOC Amabile Frizzante, Romagna Pagadebit DOC Bertinoro Secco, Romagna Pagadebit DOC Bertinoro Secco Frizzante, Romagna Pagadebit DOC Bertinoro Amabile e Romagna Pagadebit DOC Bertinoro Amabile Frizzante.

Un calice di primavera e biancospino

Bere un calice di Romagna Pagadebit DOC è come sorseggiare gli ultimi raggi di sole di una tiepida giornata primaverile: si viene rapiti dalle sue vibranti note erbacee, su cui spiccano i sentori di fiori di biancospino. Il gusto fresco e armonico invita a sperimentare abbinamenti con piatti leggeri ma pieni di personalità, che fanno parte tanto della cucina costiera quanto di quella dell’entroterra romagnolo. Perciò largo a fritture di paranza o a un piatto di saraghine marinate, ma anche a vellutate di verdure, frittate, alla pasta fresca accompagnata da un sugo agli stridoli o a tutto ciò che la vostra fantasia vi porterà ad abbinare a questo vino dall’inconfondibile colore giallo paglierino con riflessi di smeraldo.